Il regolamento prevedeva di scrivere una fanfiction basandosi sul primo capitolo del libro (una decina di pagine). Nulla vietava di leggere tutta la storia, ma non sarebbero state considerate OOC o non valide storie che non tenessero in considerazione i capitoli successivi. Non solo, ci si poteva ispirare anche a una generale “atmosfera” che le pagine trasmettevano.
Nelle prime sei pagine (scaricabili in PDF dal sito che ho linkato sopra o anche da EFP), abbiamo questa scena: si sa che c’è un circo misterioso, il Cirque des Reves (circo dei sogni) che appare all’improvviso nel suo tendone bianco e nero. L’unico cartello fuori dalla cancellata recita:
Il primo pezzettino è scritto in seconda persona singolare, come se lo scrittore si rivolgesse al lettore/spettatore del circo, in procinto di entrare. Qualche immagine generica di circo (caramello, zucchero filato, lustrini…) e la promessa di trovarsi in un posto magico. Passiamo a una narrazione in terza persona, dove facciamo la conoscenza di Hector Bowen detto Prospero, un famoso incantatore. Al detto soggetto viene recapitata una figliola, Celia, la cui madre si è suicidata. Lui non solo accoglie la notizia con un certo fastidio, ma dà della scema alla madre della bambina e commenta sarcasticamente che avrebbe fatto meglio a chiamarla Miranda, con dotto rimando alla Tempesta di Shakespeare. La bambina non è molto più entusiasta del padre e gli fracassa una tazzina con lo sguardo, dando prova di possedere poteri magici. Tiene anche a precisare che a lei piace Celia come nome e che non ha intenzione di farsi chiamare Miranda.
Questo, in breve, il materiale su cui costruire la fanfiction.
Andando a leggere le circa 150 storie che sono state pubblicate su EFP per il concorso, ho notato alcuni particolari ricorrenti nelle storie.
1. Temi
Che domande, il tema è il circo!
Su questo, le storie non mostrano molte eccezioni: sono quasi tutte ambientate nel circo o comunque legate a quell’ambiente. Quelle che fanno eccezione appartengono a una categoria abbastanza definita, di cui parlerò dopo.
Nel circo, le autrici si sono spaccate a metà: quelle che hanno deciso di mostrarci uno spettatore e quelle che hanno scelto gli occhi di un “lavoratore” del Cirque des Reves.
Nella prima categoria, purtroppo,tutte le storie cadono nello stesso-identico-cliché: lo spettatore arriva, è cinico e diffidente, accade un qualche tipo di magia e si convince di trovarsi in un ambiente magico ed onirico. Su questo punto, non ricordo più le volte in cui ho letto alla fine della fic “Perché questo è un sogno.” “Perché la vita è un sogno.” “Era sogno o realtà?” e altro su questa scia. Le autrici dimostrano di aver capito bene che ci troviamo nel Circo dei Sogni, a quanto pare.
Però.
Insomma, uno spettatore in un circo meraviglioso vedrà delle cose, beh, meravigliose, no? Cose degne di essere descritte nei minimi dettagli.
No.
– Allora, il circo?– Bello! Sublime! Magico!– Che fortuna! cosa hai visto?– Eh, magie.– Sì, ma che tipo di magie?– Magie STUPEFACENTI!-…
Con mio sommo scorno, le storie che parlano di artisti, che descrivono numeri strani, insomma che mostrano un minimo di fantasia da parte dell’autore sono pochissime. Per pochissime intendo meno di 10 su 150.
E le altre? Beh, le altre parlano di Celia e Prospero. Per essere più precisi:
– Prospero inizialmente scocciato da Celia ma che poi le vuole bene
– Prospero che si ricorda di voler bene alla madre di Celia ed è tanto triste
– Prospero che litiga con Celia (per il nome, sempre per il maledetto nome)
– Prospero che litiga con Celia ma riconosce che brava maga è e le cede il timone
– Celia cresciuta incontra l’amore
Che, per carità: sono due maghi potenti, ne avresti di magie da inventare per mostrare l’addestramento di Celia o il potere del padre. Bene, il problema è proprio in quel mostrare: nelle storie (fa eccezione la sopracitata decina) non c’è traccia di incantesimi. E’ tutto un “fece un incanto potentissimo” “vide cose meravigliose” “Era capace di grandi prodigi”. Quali? Trasformare gli spettatori in scimmie o far spuntare conigli dal cappello? Forse accendere la scintilla della fantasia nella mente degli autori, quello sarebbe un grande incanto…
La categoria a parte, di cui parlavo prima, è composta dalle storie che hanno voluto approfondire la figura della madre di Celia.
*sospiro*
Diciamo che non brillano per inventiva. Diciamo che in una parte consistente (che espressa in numeri sarebbe 99,9%) ci sono una donna disperata e povera che non sa come badare alla figlia, così la affida con gli ultimi soldi al padre. C’è la figlia che capisce e si fa adulta di colpo, la madre che piange, il Destino Porco Bastardo… e badilate di noia.
In molte storie la madre non si suicida, finge solamente di farlo. In altre (oh, un minimo di inventiva!) una creatura sovrannaturale. Queste sono le uniche storie in cui si esce dall’ambiente del circo. Finiscono sovente con la lettere che Madre scrive a Prospero.
2. Frasi
Posso capire che, con dieci paginette come guida, uno si attacchi alle citazioni per rimanere in tema. Però che ci si attacchi a pappagallo è svilente.
Poche fanfiction si fanno mancare la citazione del cartello che accoglie i visitatori del circo, piazzata lì e poi dimenticata (al massimo si chiedono tutti “Che vuol dire?” Ma che vuoi che voglia dire! Gli spettacoli saranno di sera, citrullo!).
I sogni. Benedetti sogni, citati in lungo e in largo. Credo di aver riletto tutte le frasi fatte sui sogni, in questi due giorni. Si salvano alcuni usi intelligenti della citazione di Shakespeare “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”.
Lo spettatore che se ne va chiedendosi se è stato tutto un sogno, invece, lo darei in pasto a Sandman.
3.Stile
Se un’americanza fa la figa e usa la seconda persona (a mio parere male, ma vabbè, non è una recensione del libro) non è che chi lo fa acquisisce per osmosi l’atmosfera del libro.
Tirando le somme, posso solo notare con un po’ di tristezza come gli spunti che gli autori hanno sviluppato per il contest ruotano attorno a pochi, noiosi cliché.
Anche se la storia, come potenziale, permetterebbe un uso smodato della fantasia.
Quando spulcio i bandi per i concorsi di fanfiction sul forum di efp, ma anche in altri lidi, trovo SEMPRE lo stesso punto, in tutti i bandi: è severamente vietato lo stile copione. Ma cosa si intende per “stile copione”?
Lo stile copione è essenzialmente un sintagma fuffa per indicare una fanfiction scritta come se fosse un copione teatrale o una sceneggiatura:
Harry (entrando in sala grande): Ciao, Ron. Ciao, Hermione.
Ron (alzando la testa dal piatto): Ciao, Harry, siediti con noi.
Hermione (rivolta a Harry): Sei in ritardo. Hai finito i compiti di Trasfigurazione?
Harry (facendo una smorfia): Oh no! Me ne sono dimenticato!
Questo è un esempio di scena in “stile copione”. Il motivo per cui viene schifato sembra piuttosto ovvio, ma diciamolo comunque (Potere di Capitan Ovvio, vieni a meee!): questo stile non viene usato per una vera e propria ragione, non c’è una consapevolezza stilistica che illumina le fanwriter e le fa esclamare “Caspita, questo racconto non può essere scritto in altro modo che come fosse una sceneggiatura!”. È una semplice questione di ignoranza stilistica. Per questo, quando questo “stile” viene adottato, i risultati sono quasi sempre miseri (N.B. – Anche se la scelta fosse consapevole e ragionata NON SIGNIFICA che necessariamente diventerebbe una buona idea).
Riflettevo l’altro giorno su una cosa, però. Facciamo una prova, proviamo a “tradurre” il brano sopra in uno stile più narrattivo:
«Ciao, Ron. Ciao, Hermione», disse Harry, entrando in sala grande.
«Ciao, Harry, siediti con noi», esclamò Ron, alzando la testa dal piatto.
«Sei in ritardo. Hai finito i compiti di Trasfigurazione?», puntualizzò Hermione, rivolta a Harry.
«Oh no! Me ne sono dimenticato!», brontolò Harry, facendo una smorfia.
Okay. Se qualcuno leggesse questo brano, non penserebbe mai “che schifo, è una fanfiction in stile copione”. Chiaramente non lo è, confrontate per credere.
Ma è poi tanto diverso dal pezzettino in stile copione che ho scritto sopra? È più bello, più piacevole? Ma assolutamente no. Anche questo schema “«Battuta», tag di dialogo, CATENA DI GERUNDI PIÙ O MENO LUNGA” è assolutamente orrido. È orrido per diversi motivi:
1) è statico, per cui si ha l’impressione di vedere un brutto telefilm, con la telecamera che si sposta sul faccione del personaggio che pronuncia la battuta, avanti e indietro, avanti e indietro;
2) ti obbliga a usare trecentoventisette sinonimi di “disse” per cercare di movimentare un po’ la situazione – ovviamente senza successo, perché i sinonimi di “disse” sono quasi sempre una pessima idea (ne parleremo un’altra volta);
3) ti obbliga a usare duemilaventotto sinonimi del nome proprio per cercare di movimentare un po’ la situazione, per non ripetere “disse Harry, bisbigliò Harry, ruttò Harry, sibilò Harry” a distanza di due o tre righe l’uno (anche i sinonimi del nome proprio sono cosa da evitare in tutti i modi possibili e immaginabili);
4) ti induce a usare catene lunghissime di gerundi e meno gerundi ci sono meglio è (anche di questo parleremo prossimamente).
Io dico quindi: sì, è vero, lo stile copione è sicuramente un NO NO NO da tatuarsi sull’avambraccio, però esistono cose altrettanto brutte che nessuno si fila. Qualcuno prima o poi mi dovrà spiegare il perché. A mio parere, quindi, scrivere “niente fanfiction in stile copione” è utile più o meno quanto scrivere “niente fanfiction in brutto stile”, serve solo a fare una prima e molto marginale scrematura.